Mi scuso per il lungo periodo di inattività del sito.
Dietro questo periodo di assenza ci sono molteplici motivazioni, ma nessuna di valore tale da giustificarmi.
Visto che non potrò recuperare il tempo perduto, provo a concentrarmi sul presente…
Nei giorni scorsi è stata collocata da numerosi istituti bancari una emissione obbligazionaria di Cassa Depositi e Prestiti denominata: “Cdp Tasso misto 2019/2026”.
Il collocamento ha approfittato di alcune particolari contingenze e ha raccolto adesioni di gran lunga superiori alle quantità che l’emittente ha accettato di ritirare.
I richiedenti avranno indicativamente assegnate il 40% delle quantità richieste.
Prima del collocamento, un collega ne aveva parlato in questo articolo.
Nei prossimi giorni, presumibilmente il 28.06 o nella settimana successiva, il bond sarà quotato sul Mot di Borsa Italiana.
Se le condizioni dei mercati resteranno quelle attuali, credo che le quotazioni saranno subito più alte di 100, prezzo di collocamento.
Ciò è probabile perché dopo l’avvio del collocamento sono aumentate le aspettative di un nuovo calo dei tassi o di una ripresa del quantitative easing. Inoltre il bond in questione, abbinando un primo periodo di 2 anni a tasso fisso, con rendimento pari al 2,70% ed un successivo periodo di 5 anni al tasso variabile pari all’euribor 3m + 194 bb, intercetta la domanda di investimento di molta liquidità presente nei conti correnti.
Ma ci sono altri fattori che ne hanno determinato il successo:
– a maggio il Mef non ha emesso la consueta tranche di Btp Italia;
– l’offerta di bond per i clienti retail è molto modesta, i migliori debitori riescono a finanziarsi a tassi vicini allo zero, non appetibili per i risparmiatori, mentre i debitori meno sicuri, preferiscono rivolgersi al mercato dei clienti professionali.
Anche paragonando questa emissione ai Buoni Fruttiferi Postali collocati dalle Poste Italiane, ma emessi dalla stessa CDP, il risultato è a favore di questa emissione, infatti per avere rendimenti similari con i BF Indicizzati all’inflazione, bisognerebbe avere un’inflazione media annua intorno all’1,8% al settimo anno. Ancora più importante sarebbe il confronto con i Buoni Fruttiferi Ordinari, dove il rendimento corrispondente si avrebbe mantenendo i Buoni per ben 18 anni.
E’ vero che BF e Obbligazioni hanno caratteristiche molto diverse, i primi garantiscono il capitale investito e nel caso dei BF indicizzati all’inflazione, garantiscono anche il recupero dell’imposta di bollo; a vantaggio dell’obbligazione vi è però la possibilità di monetizzare questa fase favorevole dei tassi di interesse e dello spread, vendendo il titolo.
Non esistono investimenti sicuri, quindi è necessario ricordare:
-mai esagerare con la durata residua dei bond, è causa di forte volatilità (un bond simile con stesso emittente quotato nel 2015, ha avuto prezzi oscillanti tra 100 e 91);
-mai concentrare eccessivamente il rischio con bond sull’Italia, molte variabili economiche e politiche ne condizionano fortemente la volatilità, caratteristica poco apprezzata da risparmiatori tranquilli alla ricerca di rendimenti di poco superiori a quelli garantiti dai certificati di deposito a breve termine.