Qualche settimana fa avevo scritto dell’importanza di risparmiare in questo articolo ponendo l’attenzione sul valore del risparmio per finanziare piccole spese e sull’importanza di essere disciplinati nell’utilizzare risorse.
Oggi concentriamo la nostra attenzione invece sui vantaggi che, anche chi risparmia con l’obiettivo di finanziare spese molto lontane nel tempo, ha nel perseguire una costante e controllata capacità di risparmio mensile.
Il risparmio già accumulato in passato, ha nella nostra mentalità, anche se non sempre ne siamo completamente coscienti, alcune finalità comuni a gran parte di noi ed alcune specifiche per una piccola fetta della popolazione.
Le finalità più comuni che si riscontrano parlando con gli investitori sono:
- avere risorse per la terza età;
- finanziare lo studio e l’avvio delle attività dei figli;
- acquistare o aiutare i figli, oramai anche i nipoti a volte, ad acquistare una propria abitazione.
Finalità più rare ma comunque a volte presenti:
- Smettere di lavorare prima di aver raggiunto l’età per la pensione pubblica;
- Cambiare completamente vita.
Le finalità sopra evidenziate, alle quali ognuno di noi può aggiungere la propria non indicata, sono finalità di lungo o lunghissimo periodo, a queste si aggiungono sempre spese di breve medio periodo, quali a titolo di esempio: cambio dell’auto; rinnovo arredamento abitazione; lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria dell’abitazione.
Questa seconda tipologia di “spesa” differisce dalla prima in quanto, in genere, ha un orizzonte temporale di durata inferiore alla prima tipologia e si riesce a quantificare più facilmente per importo e data di scadenza.
Ora partiamo da un semplice esempio per verificare quanto è importante avere risparmio per quanto possibile prevedibile e costante:
ipotizziamo di avere un patrimonio già investito pari ad € 1.000.000 e di avere un risparmio mensile di € 2.000; di avere in programma spese pari ad € 30.000 per cambio auto tra 2 anni e € 30.000 per spese programmate sull’immobile di proprietà tra 3 anni;
entrambi gli orizzonti temporali sono entro i 3 anni, periodo nel quale avrò, presumibilmente risparmiato € 72.000. In questa ipotesi pertanto tutte le spese saranno finanziate con il risparmio e il patrimonio potrà rimanere investito senza che queste spese debbano modificarne la composizione.
Ora, riprendiamo lo stesso esempio ma ipotizzando che il risparmio mensile sia di € 1.000 mensili, in questo caso in 3 anni avremmo risparmiato 36.000 €, non avremmo certo problemi a fronteggiare le spese previste ma ci troveremo nella necessità di disinvestire qualcosa.
In fase di programmazione, anche questa ipotesi può essere considerata per evitare di disinvestire strumenti che in quel momento avessero prezzi non soddisfacenti, ma è comunque una differenza notevole rispetto al primo caso.
Nell’ultima ipotesi lasciamo i dati invariati e riduciamo a 30.000 le spese previste entro i tre anni, in questo caso avremmo un surplus di risparmio pari a ben 42.000 €, somma che potrebbe essere investita periodicamente in investimenti di lungo periodo, sfruttando i prezzi via via presenti nei mercati.
È infatti a tutti noto come il risparmio che potrà restate investito per tempi maggiori, avrà maggiori possibilità di rendimento.
Allo scopo mi piace citare uno studio di Riccardo Tedeschi di Prometeia, che con dovizia di grafici e di spiegazioni mostra le notevoli differenze di rendimento che il mercato azionario Usa ha prodotto in un periodo storico di ben 145 anni.
Lo studio evidenzia che con orizzonti temporali di 20 anni, tutti i periodi, anche i meno fortunati, abbiano avuto un ritorno reale positivo, mentre con durate inferiori, vi sono molti periodi con risultati negativi, anche di importo rilevante.
Quest’ultimo risultato sarebbe comunque stato positivo, se l’investitore, anziché investire in un’unica soluzione avesse investito progressivamente nel tempo e, grazie al risparmio in formazione, e a tattici trasferimenti di somme da investimenti più sicuri ad altri più rischiosi, avesse sfruttato i periodi di calo dei mercati.
Questa parte del processo di investimento, che ogni risparmiatore dovrà definire con un proprio rigoroso “piano di azione”, da noi denominato in Tekta, “Piano di investimento Simplest” trarrà giovamento dal periodico formarsi di risorse aggiuntive.
Mi capita spesso, nel mio lavoro, di esaminare polizze, piani di accumulo in fondi comuni o in fondi pensione sottoscritti negli anni 90 o ad inizio millennio. Molto spesso queste operazioni, sono assolutamente deficitarie se le andiamo a confrontare con il risultato che analoghi investimenti, effettuati con strumenti più efficienti avrebbero potuto generare.
Questo avviene perché in quel periodo, banche, promotori finanziari ed agenti assicurativi, vendevano a piene mani, prodotti estremamente costosi.
Tuttavia, in una percentuale di casi molto elevata, il risparmiatore non è deluso da questi risultati, bensì è gratificato dal fatto di aver accumulato una determinata somma, che senza quel piano di risparmio probabilmente non avrebbe accantonato.
Non vi è altra dimostrazione migliore di quanto, psicologicamente, risparmiare costantemente ed investire con un programma ben definito, tolga all’investitore l’ansia di sopportare periodicamente le oscillazioni dei mercati.
Queste considerazioni generali, che poi vanno personalizzate caso per caso, considerando una molteplicità di fattori, sono ancora più importanti in questo periodo storico nel quale l’investimento azionario, non ha praticamente alternativa alcuna.
Se in passato, utilizzando titoli a tasso fisso, con durate crescenti a seconda degli impegni di spesa, si riusciva ad investire con un rendimento accettabile anche per periodi di 2 o 3 anni, oggi dobbiamo abituarci a pianificare in maniera più oculata e ponderata gli impegni di spese per far modo che quanto destinato ad investimenti a maggior rischio, rispetto alla liquidità, possa avere il tempo necessario per generare risultati.