La crisi che coinvolge l’Europa da quasi 7 anni, ma che ha interessato con modalità e tempi diversi quasi tutte le aree del pianeta, ha creato una situazione di bassi tassi di interesse mai vista in passato.
Per decenni abbiamo assistito incuriositi ai bassi tassi di interesse del Giappone che ha, direi inutilmente, utilizzato questa leva per ridare slancio all’economia; ora che la situazione è analoga anche in Europa un popolo di risparmiatori come gli Italiani si sentono spaesati, confusi, insoddisfatti.
Gli operatori professionali più scrupolosi che si trovano ad interagire con risparmiatori in cerca di tassi accettabili (secondo loro almeno il 2-3%) devono tutti i giorni spiegare i motivi della situazione e l’impossibilità di ottenere rendimenti attraenti se non a rischio di probabili forti perdite future.
Cosa può fare un risparmiatore che fino ad un paio di anni fa otteneva il 3-4% di interesse con titoli di stato o obbligazioni bancarie di durata non superiore ai 2-3 anni?
Prima cosa da dire, non esistono alternative, non serve a nulla cambiare strumento finanziario, se utilizziamo fondi o etf, (preferisco comunque questi ultimi) il risultato che otterremo sarà vicino allo zero se lo strumento investe in titoli a breve termine, potrà essere leggermente migliore, ma con molti rischi aggiuntivi (perdite che in alcuni periodi potrebbero arrivare anche al 10% in pochi mesi) se utilizzeremo fondi o etf che investono in titoli di lunga durata.
In questo scenario non ci restano che due alternative:
Investire in strumenti a basso rischio e basso rendimento; depositi vincolati bancari, postali e certificati bancari possono offrire rendimenti netti nell’ordine dell’1% l’anno, almeno al momento.
Investire in polizze vita ramo 1 che utilizzano gestioni separate (per brevità GS).
Qui servono alcune informazioni aggiuntive, il prodotto polizza vita con sottostante GS è un prodotto molto comune distribuito da Banche, Poste, Promotori e Assicuratori.
Pur essendo molto comune le condizioni contrattuali possono essere molto differenti tra prodotto e prodotto, tralasciando la possibilità di investire piccole cifre mensili per lunghe durate, mi concentro su versamenti in unica soluzione di almeno 5000 €.
Ci sono prodotti che prevedono costi iniziali che possono arrivare al 3% e oltre ma anche prodotti senza spese di ingresso; ci sono GS con spese di disinvestimento per alcuni anni (cosiddetti tunnel di uscita) ma anche prodotti con possibilità di uscire dopo un mese.
I costi di gestione annui possono andare dallo 0,6% per importi molto elevati all’1,5-1,6% per importi di poche migliaia di €, è evidente che meno costano più rendono.
Detto delle svariate condizioni economiche ci concentriamo ora sugli aspetti che invece le rendono potenzialmente interessanti al momento:
in primo luogo sono prodotti che garantiscono un risultato annuale quindi anche in presenza di un rendimento modesto o nullo non si andrà incontro a perdite in conto capitale.
Utilizzano poi un sistema di calcolo che privilegia la costanza di rendimento al risultato di breve termine ciò avviene perché per legge contabilizzano solo gli interessi incassati e le plus – minus realizzate a differenza dei fondi che invece contabilizzano giorno per giorno anche le plus-minus potenziali.
Questa particolare metodologia le avvantaggia in periodi di tassi bassi ma ha penalizzato i rendimenti nella fase di calo.
Ultimo non irrilevante vantaggio è l’assenza, almeno al momento, dell’imposta di bollo dello 0,20% annua che invece grava su investimenti in titoli, obbligazioni, fondi ed etf.